
Hai mai sentito parlare dei 5 tibetani? Se la risposta è no, sei nel posto giusto. Se la risposta fosse sì, ci auguriamo comunque che, grazie a questo articolo, tu possa saperne un po’ di più. In queste righe ti parliamo, infatti, dei 5 tibetani: il segreto della giovinezza, una serie di esercizi in grado di migliorare sia il corpo che la mente. Ecco quindi tutto ciò che c’è da sapere sui 5 tibetani: cosa sono, come si eseguono, i benefici. Buona lettura e, come sempre, buona pratica!
Indice
I 5 tibetani: di cosa si tratta e perché sono considerati il segreto della giovinezza
Iniziamo con il capire cosa siano i 5 tibetani. Sono esercizi capaci di migliorare la flessibilità del corpo e di apportare benefici anche alla mente. Vengono considerati un toccasana per mantenersi giovani dentro e fuori proprio perché estremamente generosi in fatto di giovamento.
Ciascuno dei cinque tibetani è da ripetere per 21 volte. Chiaramente, vale sempre il consiglio di ascoltarsi e di non forzarsi mai, quindi, soprattutto se pratichi da poco tempo, inizia con poche ripetizioni, per poi aggiungerle man mano che prendi una maggiore dimestichezza con le posizioni.
Non c’è una regola fissa su quando praticarli, unica accortezza meglio essere a digiuno: se eseguiti al mattino, ti regalano una buona sferzata di energia.
Perché i 5 tibetani sono considerati il segreto della giovinezza? Perché l’obiettivo principale dei 5 tibetani è la riattivazione dei sette chakra, mediante determinati movimenti del corpo, ripetuti più volte tutti i giorni.
La loro origine
Non ci sono fonti accreditate che attestino l’origine dei 5 tibetani. Si narra che furono ideati oltre 2.500 anni fa in Tibet dai monaci o comunque da praticanti del buddismo di quelle regioni, ma non sono affatto notizie certe.
Sono stati menzionati per la prima volta nell’opuscolo The Eye of Revelation dello statunitense Peter Kelder, successivamente ristampato come Ancient Secret of the Fountain of Youth, che, oltre a spiegare in modo dettagliato come eseguirli, li definisce fonte di rinascimento, interiore ed esteriore.
Il libro “I cinque tibetani”
L’opuscolo The Eye of Revelation fu stampato per la prima volta nel 1939 e contava 32 pagine. In esso Kelder racconta di essere venuto a conoscenza dei 5 tibetani da un colonnello in pensione dell’esercito britannico, il quale avrebbe scoperto un misterioso e remoto monastero nella regione himalayana, i cui monaci erano a conoscenza del segreto della “fonte dell’eterna giovinezza”. Il segreto consisterebbe nella pratica quotidiana di cinque esercizi (detti “riti”), i quali vengono descritti nel libro insieme ad alcuni altri brevi insegnamenti circa l’alimentazione e lo stile di vita.
Dopo un paio di ristampe il libro cadde nell’oblio, per essere poi riportato in grande voga a partire dalla metà degli anni ’80 nei Paesi occidentali. Si calcola che il libro abbia venduto oltre 5 milioni di copie nei Paesi di lingua tedesca e oltre 2 milioni in quelli anglofoni. In Italia è pubblicato da Edizioni Mediterranee con il titolo I cinque tibetani [vedi qui].
“I cinque riti tibetani“, un bellissimo libro pubblicato da GIUNTI Demetra.
I benefici dei 5 tibetani
Come anticipato i benefici dati dalla costante pratica dei 5 tibetani sono davvero innumerevoli. Qui ricapitoliamo i principali:
- maggiore flessibilità;
- riduzione di stress e ansia;
- miglioramento dell’equilibrio e della forza;
- eliminazione dell’insonnia e miglioramento della qualità del sonno;
- miglioramento della circolazione sanguigna.
Come si eseguono i 5 tibetani
Ecco le indicazioni su come eseguire, passo dopo passo, i 5 tibetani.
Primo tibetano
La posizione di partenza è in piedi sul tappetino, con le gambe divaricate, leggermente, non troppo.
Solleva le braccia all’altezza delle spalle e allungale il più possibile, facendo attenzione a mantenerle parallele al pavimento. I palmi delle mano sono verso il basso.
Fissa un punto di fronte, dopodiché ruota il corpo in senso orario, muovendo i piedi di un quarto di cerchio alla volta e restando sempre sullo stesso punto di partenza. Questo eserzizio può dare un senso di vertigine; per ridurlo il più possibile, dopo ogni rotazione, cerca con lo sguardo lo stesso punto di fronte. Può aiutare.
Ripeti fino a 21 volte; non strafare, soprattutto all’inizio, non esagerare con le ripetizioni.
Concluse le ripetizioni, unisci i palmi delle mani davanti al corpo, all’altezza del cuore, posando lo sguardo sui pollici.
AFFERMAZIONE PER IL PRIMO RITO:
“Fluisco liberamente con gli eventi della vita.”
Secondo tibetano
Posizione di partenza, mettiti disteso sulla schiena con le braccia lungo i fianchi.
Inspira e solleva la testa, spostando il mento verso il basso, in direzione del petto. Nel mentre, solleva le gambe verso l’alto, tenendo le ginocchia dritte o più che riesci. Non forzarti troppo, rischieresti di farti male.
Espira abbassando lentamente la testa e riportando le gambe nella posizione di partenza. Rilassati completamente.
Esegui fino a 21 ripetizioni.
Dalla descrizione del secondo tibetano si evince che in questo esercizio è davvero fondamentale la respirazione, che deve essere molto lenta e profonda.
AFFERMAZIONE PER IL SECONDO RITO:
“Offro carica e forza ad ogni cellula del mio corpo.”
Terzo tibetano
In sostanza, per eseguire il terzo tibetano bisogna eseguire Ustrasana, la posizione yoga del cammello.
Mettiti in ginocchio sul tappetino, con le ginocchia alla larghezza delle spalle.
Posiziona i palmi delle mani sotto i glutei.
Inspirando, porta la testa all’indietro, inarcando la colonna vertebrale e aprendo il petto il più possibile.
Espirando riporta la testa in avanti, con il mento verso il petto.
Ripeti fino a 21 volte.
AFFERMAZIONE PER IL TERZO RITO:
“Apro il mio cuore verso il cielo.”
Quarto tibetano
Siediti con le gambe distese in avanti, lievemente divaricate, e mantieni il busto ad angolo retto.
Sposta le punte dei piedi verso l’alto e mantieni le braccia lungo i fianchi, con i palmi appoggiati sul tappetino.
Inspira spingendo le mani e i talloni verso terra e alzando il bacino.
Mantieni le braccia ben tese, contrai i glutei, porta la testa indietro ed espirando torna alla posizione di partenza.
Ripeti fino a 21 volte.
AFFERMAZIONE PER IL QUARTO RITO:
“La forza della vita pulsa dentro di me.”
Quinto Tibetano
Ed eccoci al quinto dei 5 tibetani, chiamato “i due cani” perché prevede sia Adho Mukha Svanasana, la posizione yoga del cane a testa in giù, sia Urdhva Mukha Svanasana, la posizione yoga del cane a testa in su.
Mettiti a quattro zampe sul tappetino, spostando le mani un po’ in avanti delle spalle.
Espirando, sollevati fino ad assumere la forma di una V al contrario. I palmi delle mani e le piante dei piedi sono ben saldi a terra, mentre le gambe e le braccia sono tese.
Inspirando, abbassa il bacino senza toccare terra.
Espirando, sollevalo ancora.
Ripeti fino a 21 volte.
AFFERMAZIONE PER IL QUINTO RITO:
“La flessibilità del mio corpo plasma la mia mente.”
Attenzione alla respirazione
Durante la pratica dei cinque tibetani il fiato viene preso e rilasciato all’opposto di quello che normalmente avviene durante l’esercizio fisico. Si inspira in fase di contrazione e si espira quando ci si distende.
Detto più semplicemente: si inspira nel primo movimento, quello che contrae i muscoli, e si espira mentre si torna in posizione, cioè quando rilassiamo i muscoli.
I nostri consigli
Un consiglio che ripetiamo spesso è quello di ascoltare il tuo corpo, senza forzarti e sforzarti. Rispetta i tuoi limiti e abbi fiducia nelle tue potenzialità. Non avere fretta di riuscire a eseguire subito tutte le 21 ripetizioni dei 5 tibetani.
E ancora, è meglio che ti affidi a un insegnante; può guidarti nella corretta esecuzione, correggerti e aiutarti a fermarti al momento giusto per evitare di farti male. E illustrarti come praticarla al meglio per ottenere maggiori benefici.
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Daniela Stasi
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