Inizio di settimana davvero surreale per chi vive in Italia, in particolare, per chi è di Milano e dintorni, come chi vi scrive. La notizia del coronavirus COVID-19 e le conseguenti precauzioni assunte dalle istituzioni hanno stravolto in men che non si dica la quotidianità di ciascuno: le abitudini, le certezze, i programmi. Ciò che fino a venerdì sera sembrava urgente, durante il fine settimana è diventato totalmente procrastinabile. E così stamattina, scendendo dal letto, ci siamo trovati catapultati in una situazione surreale, bloccata, cristallizzata.

Questa è la realtà, è vero, ma come sempre, ognuno di noi, nel suo piccolo, può scegliere come comportarsi: se alimentare il panico oppure se appellarsi al senso critico, rimanendo lucido, senza sminuire il problema e senza drammatizzare. Guardare in faccia la realtà per quello che è, attenersi alle norme igieniche raccomandate dai medici e cercare di trasformare questa situazione in un’opportunità. A tal proposito vi proponiamo il Decalogo contro la paura, il testo del poeta, scrittore, documentarista Franco Arminio, scritto proprio come “antidoto” al virus. Insomma, è importante essere consapevoli e stare in equilibrio, proprio come nello yoga.

Coronavirus, i fatti

Partiamo dai fatti: giovedì 20 febbraio si sono verificati nel nostro Paese, nel lodigiano, in Lombardia, i primi casi di contagio da coronavirus. Il resto è cronaca: nel giro di poche ore il numero delle persone affette da COVID-19 è aumentato, ed è normale a pensarci bene: prima questo virus respiratorio non era codificato, ora sì, pertanto è riscontrabile. L’incremento dei casi ha portato con sé un grande allarmismo dettato dai media e l’adozione da parte delle istituzioni (Comuni, Regioni, etc) di misure preventive per arrestare il contagio. Sono state chiuse così scuole, università, cinema, teatri, locali etc.

Prima delle conseguenze, il panico collettivo, che ha spinto le persone ad avere paura del contagio e ad assediare i supermercati per fare scorte. Reazione prevedibile, in poche ore sono stati imposti tanti cambiamenti, a cui nessuno era minimamente preparato. È importante però, pur rispettando le misure messe in atto, non lasciarsi invadere dalla paura, perché davvero sta diventando più pericolosa del virus stesso.

Il decalogo di Franco Arminio

Come si può fare, allora? Informarsi da fonti attendibili, quali le notizie diramate da medici e ospedali, e ragionare con la propria testa, in modo consapevole e obiettivo.

A tal proposito, riportiamo con piacere il Decalogo contro la paura di Arminio, dieci semplici regole per non soccombere all’ansia da coronavirus. Tra i numerosissimi testi pubblicati in queste ore sul web, questo è quello che più ha colpito la nostra attenzione, per il suo grande potere di trasformare un fatto caduto addosso come un masso in un’occasione di pensiero e consapevolezza. In un’opportunità per rivedere abitudini e modi di pensare e di agire.

Dieci semplici regole per evitare la paura da coronavirus:

1. Le passioni, quelle intime e quelle civili, aumentano le difese immunitarie. Essere entusiasti per qualcuno o per qualcosa ci difende da molte malattie.

2. Leggere un libro piuttosto che andare al centro commerciale.

3. Fare l’amore piuttosto che andare in pizzeria.

4. Camminare in campagna o in paesi quasi vuoti.

5. Capire che noi siamo immersi nell’universo e che non potremmo vivere senza le piante mentre le piante resterebbero al mondo anche senza di noi. Stare un poco di tempo lontani dai luoghi affollati può essere un’occasione per ritrovare un rapporto con la natura, a partire da quella che è in noi.

6. Viaggiare nei dintorni. Il turismo è una peste molto più grande del coronavirus. È assurdo inquinare il pianeta coi voli aerei solo per il fatto che non sappiamo più stare fermi.

7. Sapere che la vita commerciale non è l’unica vita possibile, esiste anche la vita lirica. La crisi economica è grave, ma assai meno della crisi teologica: perdere un’azienda è meno grave che perdere il senso del sacro.

8. La vita è pericolosa, sarà sempre pericolosa, ognuno di noi può morire per un motivo qualsiasi nei prossimi dieci minuti, non esiste nessuna possibilità di non morire.

9. Lavarsi le mani molto spesso, informarsi ma senza esagerare. Sapere che abbiamo anche una brama di paura e subito si trova qualcuno che ce la vende. La nostra vocazione al consumo ora ci rende consumatori di paura. C’è il rischio che il panico diventi una forma di intrattenimento.

10. Stare zitti ogni tanto, guardare più che parlare. Sapere che la cura prima che dalla medicina viene dalla forma che diamo alla nostra vita. Per sfuggire ala dittatura dell’epoca e ai suoi mali bisogna essere attenti, rapidi e leggeri, esatti e plurali.

Lo yoga e la meditazione, strumenti utili nella vita quotidiana

Le parole di Franco Arminio fanno luce nel nostro agire quotidiano: siamo così immersi nella ripetitività delle nostre azioni, che diamo tanto per scontato. A partire dal silenzio e dalla natura.

Se stai leggendo questo articolo, però, è probabile che tu sia uno yogi o che pratichi meditazione. Se è così, sai bene, quanto queste discipline autino a essere più consapevoli di se stessi e della realtà circostante. A vivere il momento presente senza rimuginare, senza farsi affollare da pensieri e da timori.

In un momento come questo emerge il vero insegnamento dello yoga, quello da mettere in pratica fuori dal tappetino: riuscire ad affrontare le situazioni man mano che si presentano (come i vari asana) un passo alla volta, in ascolto di ciò che ci suggerisce il nostro corpo e la nostra mente. Provare a essere oggettivi nel rispetto di sé e degli altri, in tal caso, appunto, senza fomentare allarmismi, ma accogliendo la situazione così come è. Il che non vuol dire non agire, tutt’altro: significa fare ma non strafare, fare ciò che è necessario, né di meno, né di più.

E se si riesce a rimanere oggettivi in momenti che profumano di surrealismo come questo lunedì di fine febbraio, significa che le fatiche fatte sul tappetino stanno servendo, eccome! Per dirla con le parole di Franco Arminio, significa essere attenti, rapidi e leggeri, esatti e plurali.

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Daniela Stasi

Scrivo per mestiere. Sono giornalista professionista ed esperta in metodologie biografiche e autobiografiche. Mi occupo di comunicazione aziendale (ufficio stampa, brand journalism, corporate storytelling, biografie e storie d'impresa) e di facebook content marketing. Con grande gioia conduco laboratori di scrittura autobiografica. Il mio incubo? Rimanere senza parole...

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