Oggi parliamo di uno degli asana più belli e per certi versi difficili da affrontare: Urdhva Dhanurasana, la posizione dell’arco a testa in giù.

Nella ricerca di riuscire ad entrare in questo asana saremo in grado di osservare quante paure si muovono per riuscire ad approcciarlo. Iniziamo con il dire che questa posizione sfrutta l’inarcamento, ovvero la flessibilità della nostra schiena.

Quanto volte riusciamo a vedere la nostra schiena? Nel senso, ad osservarla veramente?

Ovviamente tutti abbiamo una schiena ma riusciamo a vederla come vediamo le nostre mani,  i nostri arti, il nostro addome?

In realtà no, non riusciamo mai a vederla. Di sicuro, non nella sua interezza, oseremo dire che a malapena, grazie a tanti escamotage, riusciamo a lavarla completamente (e lo yoga in questo aiuta!).

Cosa rende la Urdhva Dhanurasana difficile?

Quindi partiamo da questo punto: non la conosciamo. E’ come un estraneo, rispetto alle altre parti del corpo. Non riusciamo a vedere bene i suoi limiti ma solo a percepirli. Inoltre, stranamente, proprio in questa parte a noi “oscura” si concentrano molti dei nostri problemi, dolori alla cervicale,  ernie, colpi della strega, contratture, patologie alle vertebre e chi più ne ha più ne metta. Per non parlare delle somatizzazioni emotive che si accavallano tra le varie vertebre a seconda dell’emozione che ci affligge.

La paura

Forse è proprio perché non possiamo osservarla che non riusciamo ad averne la reale percezione. E forse, proprio per questo, tendiamo a contrarla e a peggiorare la sintomatologia dei nostri problemi e somatizzazioni. Purtroppo, come sempre accade, tendiamo a fuggire da ciò che ci spaventa e a irrigidirci, quando la cosa migliore invece sarebbe muoversi verso la sua conoscenza.

La postura

Altro fattore che ci rende difficile questa posizione è determinato dall’apertura delle spalle e del torace, un bel problema oggi, visto che viviamo costantemente in chiusura e questo è forse uno dei più grandi problemi posturali del nostro tempo!

La chiusura

Tanti sono i fattori che non ci permettono di apprezzare come dovremmo questa posizione e le tante posizioni che aprono le spalle: uno fra tutti, il fatto che aprendo le spalle siamo costretti ad aprire il cuore! Gli inarcamenti ci espongono, sotto vari punti del corpo: obbligano l’addome ad allungarsi, obbligano il petto ad aprirsi. Zone del nostro corpo che vivono tendenzialmente in chiusura, in protezione dei nostri organi interni e sopratutto del nostro cuore, che mostriamo sempre meno volentieri.

Le difese, la debolezza e ancora la paura

Ritrovarsi nelle posizioni di inarcamento ci obbliga a metterci nella condizione di abbandono, di perdere l’atteggiamento di difesa, ci obbliga a mostrare le nostre debolezze e paure e a rischiare di essere attaccati. Ancora di più  in Urdhva Dhanurasana dove ad essere esposto è anche il collo, laddove, in quanto animali, rischiamo di ritrovarci nel ruolo di prede (tra gli animali tendenzialmente i dominanti tendono a ferire o uccidere la preda afferrandola alla gola, il che spesso ne causa la morte).

Quindi, quanto siamo disposti a fidarci e a lasciar andare il nostro istinto di difesa?

Quanto siamo disposti ad aprire il cuore e mostrare realmente chi siamo?

Questo inarcamento, come gran parte degli inarcamenti, ci spinge all’ascolto profondo del sé, alla ricerca del giusto grado di flessione dove la tensione non deve trasformarsi mai in dolore per evitare la rottura, come un arco. La tensione però non può mancare perché in tal caso, non ci sarà abbastanza forza per poter scoccare la freccia. Quindi, ci muoviamo alla ricerca del momento giusto, della tensione giusta, ne troppa, ne troppo poca.

Questo si applica anche alla nostra quotidianità: quanta tensione e quanta determinazione mettiamo nell’affrontare la nostra vita? Perché ciò che serve è sempre un giusto equilibrio, non troppa, ma neanche troppo poca.

Come possiamo però capire quale sia la giusta tensione e determinazione, per non fallire e per non farsi male?

Ritroviamo riferimenti all’arco in quello che è il testo più conosciuto e apprezzato legato alla pratica dello yoga: la Bhagavadgita.

In questo testo il principe Arjuna si ritrova a dover risolvere il dilemma più importante della sua vita: entrare in guerra contro i suoi amici, mentori, parenti. Arjuna non vuole combattere ma il suo mentore, Krishna, gli spiega che lui non può sottrarsi al Dharma, la legge divina della vita, la retta via.

Il suo ruolo è quello di rendere le terre sottratte al suo popolo e questo è il suo destino, anche se ciò significa uccidere persone a lui care. Tra le sue armi c’è un arco. Un arco che scocca frecce potentissime e che per riuscire in questo deve essere teso fino al suo massimo punto di tensione, ne troppo, ne troppo poco e che sarà usato da Arjuna durante la battaglia e lo porterà a vincere.

La Bhagavadgita rappresenta uno dei libri epici di riferimento dello yoga perché rappresenta il senso dello yoga, attraverso la sofferenza e il dilemma di Arjuna, che è il dilemma do ognuno di noi: quale è il senso della propria esistenza. Ciò che deve essere fatto non può subire le fluttuazioni derivanti dalle emozioni.

Come possiamo approcciarci a Urdhva Dhanurasana ?

Essendo una posizione intensa, non possiamo farla senza avere un grande riguardo verso il nostro corpo, tanta pazienza e una pratica che ci permetta di arrivarci gradualmente.

Suggerimenti per la pratica, da fare con costanza e nel tempo:

  • Adho Mukha Svanasana + Ardha Sirsasana (o Shishulasana) per aprire le spalle, in vinyasa 4 volte,
  • Preparazione per Ustrasana,
  • Ustrasana completo (dove possibile),
  • Dhanurasana,
  • Dandasana,
  • Purvottanasana,
  • Sete Banda Sarvangasana + Urdvha Dhanurasana (solo a chi riesce).
Urdvha Dhanurasana

Questa è una posizione da fare con molta attenzione.

Urdhva Dhanurasana: alcuni benefici fisici

  • Apre il torace e la cassa toracica, migliorando la capacità respiratoria.
  • Allunga profondamente tutto il corpo: dai polsi alla colonna vertebrale, dalle cosce all’addome, dalle braccia al collo.
  • Stimola il funzionamento della tiroide (ne favorisce il buon funzionamento).
  • Rinforza e tonifica glutei e cosce.
  • Facilita l’apertura delle anche.
  • Aiuta ad energizzare tutto il corpo.
  • Aumenta l’autostima e l’ascolto di sé.

Da evitare quando si hanno problemi di polso debole o tunnel carpale, ernie o patologie alla colonna vertebrale o al collo.

Letture consigliate

Anatomia delle posizioni: i piegamenti all’indietro e delle torsioni di Ray Long.

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Insegno yoga per passione e amore profondo. Sono insegnante ma al tempo stesso eterna studentessa. Pratico hatha yoga, yin yoga, power yoga a tutti i livelli e spero di vivere mille anni solo per continuare a praticare questa meravigliosa disciplina! Ciò che amo di più è trasmettere questa mia passione a più persone possibili!