Yoga vs Stretching

Chi non pratica yoga e non conosce i benefici che produce, può far fatica a capire quali sono le differenze tra yoga e stretching. La confusione che si genera è spesso più che giustificata: diverse, infatti, sono le analogie fra le due discipline; esistono però anche differenze fondamentali,  relative soprattutto ai risultati che possono essere raggiunti praticando l’una o l’altra disciplina. Cerchiamo di rispondere dunque alla domanda: Yoga vs stretching, quali sono le differenze e i punti in comune?

Lo stretching: l’arte di allungare i muscoli

Lo stretching è una pratica sportiva che comprende una serie di esercizi volti al miglioramento muscolare. Nato negli Stati Uniti alla fine del secolo scorso, è arrivato in Italia intorno agli anni ’70, sull’onda del grande successo dell’aerobica e di tutte le pratiche di fitness a tempo di musica; veniva infatti praticato come step iniziale della sessione di attività fisica con l’obiettivo di scaldare e preparare i muscoli.

Con il tempo, però, è diventato anche una disciplina a sé stante, in quanto i benefici che comporta sono numerosi. Gli esercizi di stretching non solo sollecitano le fibre muscolari e quelle connettive, ma mobilitano anche le articolazioni; il risultato finale è quello di migliorare la flessibilità generale del corpo.

Non è detto, ad esempio, che un muscolo potenziato sia anche elastico, anzi spesso è vero il contrario. È stato dimostrato che praticare stretching prima di una prestazione sportiva diminuisce la probabilità di traumi; gli atleti che ne fanno uso in modo sistematico presentano anche un aumento della forza muscolare e una migliore irrorazione sanguigna.

Lo yoga: il padre dello stretching

Si può quasi affermare che lo yoga sia il padre dello stretching; del resto Bob Anderson, il fondatore dello stretching, si è ispirato proprio allo yoga per poterne codificare le regole e indicare gli esercizi da eseguire. Anche lo yoga è infatti una disciplina che prevede una pratica fisica atta a rendere il corpo sano ed efficiente; esistono, infatti, diversi tipi di asana che hanno l’obiettivo di favorire l’allungamento e il potenziamento muscolare e la mobilitazione articolare.

Un corpo flessibile, potente ed allenato, però, è solo la base da cui partire per poter praticare le tecniche di respirazione e di meditazione, che sono fondamentalmente il fine ultimo dello yogi. Le posizioni yoga che si assumano durante la sessione producono dunque effetti positivi sia sul fisico, sia sulla mente, sia sullo spirito.

Yoga vs stretching: i punti in comune

Sotto il profilo muscolare ed articolare, dunque, lo yoga e lo stretching hanno moltissimi punti in comune. Entrambi hanno come obiettivo il benessere di chi le pratica perché lavorano in modo naturale e sistematico sull’apparato locomotorio. La società occidentale, infatti, tende a trascurare l’importanza che una corretta postura ha per la salute dalla colonna vertebrale. Non è un caso, infatti, che i disturbi cervicali, le discopatie e i dolori alla schiena siano oggi così comuni; l’eccessiva sedentarietà porta ad irrigidire i muscoli e non contribuisce certo a rendere il corpo agile e flessibile.

Sia lo yoga che lo stretching si basano sulla pratica di esercizi durante i quali si deve mantenere una fase statica, che favorisce l’allungamento di tendini e muscoli e la mobilitazione delle articolazioni.  Se l’obiettivo è quello di liberarsi dai dolori causati da una cattiva postura e di avere un corpo più flessibile, sia lo yoga che lo stretching sono perfetti.

Yoga vs stretching: le differenze

Ciò che rende differenti nel profondo lo yoga e lo stretching è più di natura spirituale che “sportiva”; gli obiettivi di chi li pratica sono, infatti, diversi. Con gli asana lo yogi ha lo scopo di far scorrere liberamente il prana e di raggiungere il Sé profondo; attraverso la pratica dello stretching, invece, si può ottenere un benessere fisico duraturo nel tempo che, però, nulla ha a che fare con la ricerca spirituale.

Il respiro è la discriminante operativa tra le due discipline. Il Pranayama è infatti  la chiave che dà accesso al processo di auto-guarigione attraverso il riallineamento dei vari livelli energetici di cui siamo composti. L’utilizzo di adeguate tecniche di respirazione, infatti, influisce sul sistema nervoso e ha effetti benefici anche su disturbi quali ansia, stress e insonnia.

Dunque, per riassumere: yoga vs stretching, quali sono le differenze più importanti?  Vediamole insieme:

  • lo stretching è passivo e l’allungamento del muscolo che viene eseguito non coinvolge, sotto il profilo degli stimoli neuronali, il cervello; gli asana dello yoga coinvolgono la aree corticali preposte a decodificare gli stimoli e ciò permette di svolgere un’attività fisica più “consapevole”;
  • con lo stretching l’allungamento del muscolo può risultare doloroso; con lo yoga la flessibilità si raggiunge piano piano, attraverso la ripetizione dolce di asana specifici;
  • durante la pratica dello yoga la mente è concentrata sulla respirazione e sul “qui e ora”; quando si eseguono esercizi di stretching ci si concentra sui movimenti e sul “dopo”;
  • lo stretching non ha effetti sui disturbi collegati all’umore, mentre lo yoga sì;
  • la pratica dello yoga induce un processo di consapevolezza e di guarigione spirituale; lo stretching è, invece, una disciplina sportiva che si pone obiettivi di tipo pratico.

Yoga o stretching? Dipende…ma prenditi cura di te

Yoga vs stretching, quale scegliere? Ora che abbiamo visto quali sono le differenze e le analogie tra le due discipline puoi scegliere cosa è meglio per te.

La cosa veramente importante è, però, è un’altra: imparare a dedicare almeno un’ora al giorno alla cura di sé stessi. La miglior strategia per preservare lo stato di benessere è di riuscire a ritagliarsi uno spazio-tempo che permetta di staccare la mente dalla frenesia del quotidiano; solo in questo modo è possibile raggiungere uno stato di armonia psico-fisica e un miglior rapporto con sé stessi.

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